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Gli abstracts dei vincitori della XII Edizione



Primo premio (2000,00 Euro): dott.ssa Giulia Branca (Università di Pavia) con la tesi: “ Identificazione del complesso proteico CS-FECH-RP, la cui alterazione compromette la sintesi dell'rRNA nella Sindrome di Cockayne e nella Protoporfiria Eritropoietica"


Le proteine CSA e CSB svolgono un ruolo chiave nel transcription-coupled repair (TC- NER), il sub-pathway della riparazione per excisione di nucleotidi (NER) deputato alla rimozione delle lesioni indotte dalla radiazione ultravioletta (UV), che bloccano l’avanzamento dell’apparato trascrizionale. Mutazioni nei geni CSA e CSB sono responsabili della Sindrome di Cockayne (CS), una rara malattia autosomica recessiva caratterizzata da ritardo dello sviluppo fisico e mentale, cachessia, neurodegenerazione e segni di invecchiamento precoce, che si manifestano come una degenerazione multisistemica progressiva. I pazienti CS mostrano anche fotosensibilità cutanea associata ad una ipersensibilità cellulare alla radiazione UV, causata dai difetti nel TC-NER. La caratterizzazione di rari pazienti portatori di mutazioni nei geni CS e difettivi nel TC-NER, ma che non presentano neurodegenerazione, sostiene la tesi secondo cui la disfunzione del TC-NER può spiegare la fotosensibilità cutanea ma non l’intero quadro clinico tipico di CS. L’idea che le proteine CS possano svolgere altre funzioni è stata quindi confermata da diversi studi che dimostrano il loro coinvolgimento in altri pathways cellulari, anche se il loro meccanismo di azione rimane elusivo. Questo lavoro di tesi si concentra sull’identificazione di un nuovo ruolo delle proteine CS nella regolazione di un processo chiave nella cellula: la biogenesi del ribosoma. Abbiamo infatti identificato un nuovo complesso proteico, costituito dalle proteine CSA e CSB, da specifiche proteine ribosomiali (RPs), e dalla proteina FECH, finora nota per essere un enzima mitocondriale, la cui alterazione è responsabile della protoporfiria eritropoietica (EPP). Pazienti affetti dalla EPP presentano un accumulo della protoporfirina IX negli eritrociti, nel plasma, negli epatociti e nella pelle, che porta ad una grave fotosensibilità cutanea associata a manifestazioni dolorose nella cute e nel fegato. Abbiamo dimostrato quindi che la proteina FECH non è esclusivamente mitocondriale, ma partecipa alla formazione del complesso proteico associato alla cromatina (che abbiamo chiamato CS-FECH-RP) la cui funzione è la regolazione della sintesi e del processamento dell’RNA ribosomiale (rRNA). Inoltre, abbiamo dimostrato che tale meccanismo di regolazione risulta alterato nella CS e nell’EPP, che presentano entrambe una ridotta sintesi di rRNA, mentre si evidenzia un difetto di processamento nei pazienti EPP, dove è presente un accumulo della forma di rRNA 18S. Infine, l’ultima parte del lavoro si è focalizzata sullo studio di una specifica componente del complesso, la proteina p171, giudicata interessante perché se mutata, risulta responsabile di un fenotipo CS grave, sostenendo quindi l’ipotesi che l’alterazione del complesso CS-FECH-RP abbia un ruolo rilevante nello sviluppo della CS. In conclusione, questo lavoro ha dimostrato l’esistenza di un nuovo pathway molecolare che regola la trascrizione mediata dall’RNA polimerasi I e il processamento dell’rRNA, la cui alterazione caratterizza in maniera differente le cellule dei pazienti CS ed EPP.


Secondo premio a pari merito (1000,00 Euro): dott.ssa. Lilian Di Salvo (Università di Padova) con la tesi: “Follow up a lungo termine dello screening neonatale per la malattia di Pompe”.


La malattia di Pompe, o glicogenosi di tipo II, è una miopatia dovuta al deficit dell’enzima lisosomiale alfa 1,4 glucosidasi acida (GAA) secondaria a mutazioni del gene GAA, localizzato sul braccio lungo del cromosoma 17. Negli ultimi anni lo screening neonatale (SN) per la malattia di Pompe è stato implementato nel mondo, grazie alla disponibilità di metodi diagnostici e all’introduzione della terapia enzimatica sostitutiva (ERT) che ha modificato la prognosi della patologia.

Scopo dello studio

Lo scopo della tesi è analizzare i risultati dell’esperienza dello screening metabolico neonatale per la malattia di Pompe nella popolazione del Nord Est dell’Italia e descrivere i risultati del follow up a 6 anni dall’avvio dello screening nella popolazione risultata positiva.

Materiali e metodi

Da settembre 2015 ad ottobre 2021, 193.430 neonati sono stati sottoposti a SN, tramite dosaggio dell’α-glucosidasi acida in spettrometria di massa. I neonati positivi sono stati sottoposti a test di conferma (esame clinico, enzimi muscolari, tetrasaccaride urinario (Glc4), valutazione cardiologica, esame molecolare). Se risultati positivi sono seguiti periodicamente presso il Centro di Malattie Metaboliche di Padova.

Risultati

39 neonati (F 17; M 22) sono risultati positivi allo SN. Ai test di conferma 3 sono risultati affetti da malattia di Pompe forma infantile (IOPD, 1 con materiale immunologico cross-reattivo CRIM positivo, 2 CRIM negativi), 11 bambini sono risultati affetti dalla forma tardiva (LOPD), 16 da pseudodeficienza e 4 portatori di una sola mutazione del gene GAA, 2 bambini presentano mutazione di significato incerto (VUS). Nei pazienti IOPD il Glc4 è risultato alterato alla nascita, la diagnosi è avvenuta a 3-13 giorni di vita e la terapia enzimatica sostitutiva (ERT) iniziata a 5-15 giorni. 2 pazienti avevano una massa ventricolare sinistra (LVMI) alla nascita di 187 g/m2 e 92.9 g/m2, normalizzatasi entro 2 mesi. Il terzo presentava uno scompenso cardiaco (FE 30%, LVMI 220,0 g/m2) che ha parzialmente recuperato (FE 70%, LVMI 96g/m2, età 3 anni). Il suo decorso è stato complicato dalla comparsa di anticorpi antiERT che hanno necessitato di immunomodulazione (CRIM negativo). Tutti i pazienti IOPD hanno presentato un certo ritardo dello sviluppo motorio ma tutti hanno raggiunto la deambulazione autonoma e nessuno necessita di supporto ventilatorio (età 2-4 anni). Il Glc4 si è progressivamente ridotto. I pazienti con LOPD persistono asintomatici e seguono un monitoraggio annuale. Nessuno è in ERT.

Discussione e Conclusioni

Rilevare casi di IOPD nelle prime settimane di vita è essenziale per l'inizio della terapia per ottenere risultati ottimali. Nella nostra popolazione l'incidenza totale della malattia di Pompe è superiore all’atteso di 1: 13.816, per la forma IOPD 1: 64.476 e per la forma LOPD 1: 17.584, ed evidenziano l’importanza dello SN nella diagnosi e terapia precoce con una sopravvivenza del 100%.

Nei pazienti IOPD il Glc4 è risultato alterato alla nascita, la diagnosi è avvenuta a 3-13 giorni di vita e la terapia enzimatica sostitutiva (ERT) iniziata a 5-15 giorni. 2 pazienti avevano una massa ventricolare sinistra (LVMI) alla nascita di 187 g/m2 e 92.9 g/m2, normalizzatasi entro 2 mesi. Il terzo presentava uno scompenso cardiaco (FE 30%, LVMI 220,0 g/m2) che ha parzialmente recuperato (FE 70%, LVMI 96g/m2, età 3 anni). Il suo decorso è stato complicato dalla comparsa di anticorpi antiERT che hanno necessitato di immunomodulazione (CRIM negativo). Tutti i pazienti IOPD hanno presentato un certo ritardo dello sviluppo motorio ma tutti hanno raggiunto la deambulazione autonoma e nessuno necessita di supporto ventilatorio (età 2-4 anni). Il Glc4 si è progressivamente ridotto. I pazienti con LOPD persistono asintomatici e seguono un monitoraggio annuale. Nessuno è in ERT.


Secondo premio a pari merito (1000,00 Euro): dott.ssa Francesca Romana Iovene (Università di Roma La Sapienza) con la tesi: “Utilizzo degli inibitori delle Tirosin-Chinasi nella leucemia mieloide cronica pediatrica: l’esperienza italiana”.


Tale tesi di laurea costituisce uno studio retrospettivo circa l’utilizzo degli inibitori delle tirosin-chinasi (TKIs) nel trattamento della Leucemia Mieloide Cronica in età pediatrica.

La leucemia mieloide cronica è un disordine mieloproliferativo cronico derivante dalla trasformazione clonale della cellula staminale ematopoietica pluripotente. L’incidenza di tale patologia aumenta con l’età, costituendo una forma rara di leucemia nei bambini e negli adolescenti. Il 90-95% dei bambini affetti da LMC presenta forme cromosoma Philadelphia positive con cellule emopoietiche che presentano la caratteristica traslocazione reciproca tra il gene ABL1 sul cromosoma 9 e il gene BCR sul cromosoma 22.

Tale traslocazione porta alla formazione di un gene ibrido BCR-ABL che codifica per una TK costitutivamente attiva, evento cruciale nella trasformazione clonale della cellula staminale emopoietica. Prima dell’avvento dei TKIs, in grado di inibire selettivamente alcune tirosinchinasi implicate nel processo di oncogenesi, il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche rappresentava il trattamento eradicante standard, seppur gravato da importanti morbilità e non trascurabili percentuali di mortalità.

La mia tesi aveva come obiettivo la valutazione a breve e a lungo termine alla terapia con IM ad alte dosi, dell’outcome in quei pazienti trattati con IM ad intermittenza al fine di ridurre gli effetti collaterali e, infine, la valutazione retrospettiva della validità delle linee guida NCCN 2020, ELN 2020, utilizzate nella gestione terapeutica dell’adulto con LMC e delle ELN modificate revisionate da De la Fuente proprio con lo scopo di renderle adeguate alla gestione della popolazione pediatrica, ma ad oggi ancora mai validate in tale gruppo. Sono stati selezionati 92 pazienti con diagnosi di LMC a un’età inferiore ai 18 anni trattati in 17 differenti centri italiani.

I risultati ottenuti mostrano che il trattamento in prima linea con Imatinib a dosaggio elevato si conferma un trattamento sicuro ed efficace nella popolazione esaminata, riscontrando una risposta ematologica completa, citogenetica completa e molecolare maggiore rispettivamente del 100%, del 90% e dell’81%.

I pazienti che non rispondono alla terapia con Imatinib mostrano risposta con TKIs di seconda generazione, confermando che gli inibitori delle tirosin-chinasi si configurano come il trattamento standard per la LMC.

Il trattamento intermittente si è dimostra efficace nei suoi obiettivi, configurandosi inoltre come un’arma sicura per la sospensione della terapia nei bambini con una remissione molecolare profonda di lunga durata. Grazie a tali considerazioni, il nostro studio ha permesso al nostro centro di proporre un protocollo internazionale per l’utilizzo di tale schema di terapia in coloro che presentano i criteri di inclusione sanciti.

Per quanto concerne i criteri delle linee guida, quelli delle linee guida ELN modificate appaiono maggiormente predittive rispetto alle ELN. Rispetto alle linee guida NCCN, le risposte secondo i criteri dell’ELN modificato appaiono simili, tuttavia, quest’ultime sono da preferire in quanto NCCN non prevede la valutazione della risposta alla terapia a 18 e 24 mesi, timepoints importanti nella gestione del paziente pediatrico che raggiunge la risposta molecolare tardiva in elevate percentuali.

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